Gli attacchi di panico sono manifestazioni psicosomatiche acute, improvvise e inaspettate, che si caratterizzano per sensazioni corporee incontrollate, vissute con forte intensità emotiva e sofferenza estrema.

Pittura murale che descrive attacchi di panico
Attacchi di panico a Bari psicologa psicoterapeuta Mara Spizzico

Quando, di punto in bianco, si scatena l’attacco di panico, non sembra vi sia un motivo chiaro che l’abbia provocato e può verificarsi anche quando la persona è in un momento di rilassamento o si è appena svegliata.

Si parla di “disturbo di panico”, quando gli attacchi di panico inaspettati sono ricorrenti, e di “attacco di panico notturno”, quando la persona si desta dal sonno in uno stato di panico.  

Molti individui con questo disturbo riferiscono anche stati d’ansia costante o intermittente, di solito legati a preoccupazioni relative alla salute e alla salute mentale; e “agorafobia”, ossia una soverchiante paura di rimanere intrappolati in luoghi, di solito affollati, o contesti da cui la fuga, in caso di attacco di panico, può risultare ostacolata o fortemente imbarazzante o dove si ritiene di non poter trovare soccorso.

Il decorso del disturbo di panico può essere complicato anche da stati depressivi o da uso di alcol e sostanze stupefacenti.

Manifestazioni psicosomatiche

Gli attacchi di panico sono caratterizzati da un sentimento di angoscia di elevata intensità, unito a sintomi fisici allarmanti come:

  • senso di soffocamento,
  • vertigini,
  • senso di instabilità,
  • senso di testa leggera,
  • sensazione di svenimento,
  • sudorazione,
  • tremori fini o a grandi scosse,
  • palpitazioni e tachicardia,
  • dolore o fastidio al petto,
  • nausea,
  • disturbi addominali,
  • brividi
  • vampate di calore
  • sensazione di torpore,
  • formicolio,
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà),
  • depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi).

Tutte queste manifestazioni somatiche attivano la paura di perdere il controllo, di impazzire, fino alla paura di morire.

La persona, inoltre, spesso sviluppa ansia anticipatoria, relativa alla costante preoccupazione rispetto a quando e dove si verificherà il prossimo attacco.

Cause degli attacchi di panico

La maggior parte degli individui riferisce che, nei mesi precedenti il primo attacco di panico, ha dovuto affrontare eventi altamente stressanti come: problemi relazionali, malattie, separazioni dalla famiglia, prolungata malattia di un genitore, abbandoni, lutti significativi.

Spesso vengono segnalate anche esperienze traumatiche, da abuso sessuale o violenza fisica, in età infantile.

Inoltre, l’attacco di panico può rappresentare un evento traumatico di per sé.

Conseguenze psicologiche

Da quanto finora evidenziato, emerge con chiarezza che l’emozione centrale in questo disturbo, altamente destabilizzante, è la paura.

I tre livelli di paura

Si riscontrano tre livelli di paura:

  1. Paure immaginarie sull’origine del panico, che si radicano nell’individuo a causa della mancanza di informazioni sull’esperienza stessa, come la paura della presenza di una malattia non diagnosticata, per es. cardiopatia, tumore al cervello o che si sia in procinto di impazzire;
  2. Paura della paura da attacco di panico, a causa dell’incapacità di gestire il fenomeno in modo adeguato e dell’essere giudicati negativamente dagli altri, per i visibili sintomi del panico;
  3. Paura di non avere le capacità e le risorse sufficienti per gestire l’esposizione agli episodi di panico.

Tali paure vengono gestite mediante modificazioni disadattive delle proprie abitudini, con il tentativo di minimizzare ed evitare il rischio di un attacco di panico, in situazioni che non offrono le condizioni per poter fuggire o ricevere soccorso.

L’individuo può, pertanto, rinunciare a guidare l’auto, a spostamenti o viaggi, a usare i trasporti pubblici, a frequentare la palestra, a fare acquisti in affollati centri commerciali e via dicendo.

Scelte che rendono dipendenti dagli altri e che, di conseguenza, hanno una ricaduta negativa sull’autostima, oltre ad abbassare considerevolmente la qualità della vita, che ne risulta invalidata.

Talvolta, gli attacchi di panico vengono gestiti in modo disfunzionale, anche mediante un uso eccessivo di droghe o con comportamenti estremi, come gravi restrizioni di assunzione di cibo o evitamento dell’assunzione di cibi specifici o di farmaci.

Si rileva anche una frequente astensione dal posto di lavoro o da scuola, in caso di adolescenti, e un ripetuto ricorso al pronto soccorso.

Frequenza e gravità degli attacchi di panico

La frequenza e la gravità degli attacchi di panico sono variabili.

Possono verificarsi attacchi moderatamente frequenti, per esempio una volta a, settimana, che si manifestano regolarmente per mesi, oppure brevi serie di attacchi quotidiani intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti, per esempio ogni due mesi per molti anni.

Il numero e il tipo di sintomi dell’attacco di panico differiscono, frequentemente, da un attacco di panico all’altro. Tuttavia, è richiesto più di un attacco di panico inaspettato completo, per la diagnosi di disturbo di panico.

Intervento psicoterapico con EMDR

Mediante la metodologia EMDR, è possibile intervenire ad ampio raggio sul disturbo, partendo dall’abbassamento dell’iper-arousal, da cui scaturiscono le soverchianti sensazioni corporee sopracitate,  favorendone la desensibilizzazione, per poter, al contempo, facilitare la rielaborazione emotiva degli eventi stressanti e traumatici del passato.

Questo permette alla persona di acquisire una maggiore consapevolezza della disfunzionalità dei comportamenti adottati nel presente per poter fronteggiare gli attacchi di panico, e di potersi predisporre ad acquisire nuove risorse e capacità adattive, che con l’EMDR è possibile installare e stabilizzare.

Le nuove risorse e le capacità scoperte o riscoperte possono determinare un innalzamento della qualità della vita della persona e migliorare la sua autostima, arricchita da nuove e positive credenze su di sé e sul proprio valore.

Con l’EMDR è possibile intervenire sul passato, sul presente e sul futuro, affinchè questo sia migliore.

Fonti

  • Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM-5, Raffaello Cortina Editore, 2014
  • Nancy McWilliams “La diagnosi psicodinamica”. Astrolabio, 2012