Soldato col capo chino sulle mani. Molti militari in zone di guerra sono affetti da disturbo da stress in seguito a traumi
Disturbo post traumatico da stress (pexels-rodnae-productions)

Il trauma psicologico è l’esito di un’esperienza emotiva molto intensa, inevitabile, dolorosa e angosciante dovuta ad uno o più eventi inattesi e improvvisi che rappresentano minacce alla propria esistenza e verso cui l’individuo non ha risorse sufficienti per rispondervi in modalità adattiva, tanto da venirne sopraffatto.

Le esperienze traumatiche possono essere di diversa natura ed entità:

  • un lutto improvviso;
  • la diagnosi di una malattia incurabile;
  • incidenti;
  • catastrofi naturali come il terremoto;
  • aggressioni;
  • stupro;
  • maltrattamenti fisici e psicologici;
  • violenza assistita.

Si tratta, dunque, di esperienze ad altissima connotazione stressogena.

Il trauma non ha mai una fine

Qualsiasi evento in sé, per quanto orrendo o terrificante sia, ha un inizio, una fase intermedia e una fine mentre il trauma nella psiche è come se non si concludesse mai.

Anche dopo anni, la memoria del trauma può essere riattivata da stimoli blandi o neutri, definiti trigger, che ricordano in modo generico e grossolano l’esperienza traumatica e a cui l’individuo risponde come se l’evento si stesse ripresentando in quel momento, con conseguente secrezione di enormi quantità di ormoni dello stress.

Questo effetto a cascata viene soggettivamente vissuto con emozioni sgradevoli e sensazioni fisiche intense, da cui originano reazioni impulsive e aggressive.

I flashback

Le persone traumatizzate sono attanagliate da pensieri intrusivi associati alla memoria dell’evento, da sogni ricorrenti spiacevoli il cui contenuto e/o le cui emozioni ricordano l’evento traumatico e frequenti flashback in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento si stesse ripresentando.

Si tratta di sintomi dissociativi che rendono tali individui cronicamente ipervigili rispetto alla minaccia, a scapito di un pieno coinvolgimento nelle attività della vita quotidiana, con difficoltà ad apprendere dall’esperienza e a promuovere cambiamenti nella propria esistenza, ma non per mancanza di volontà come comunemente si può pensare, bensì a causa di severe modificazioni cerebrali.

Coloro che soffrono di questo disturbo non riescono a comprendere cosa gli accade e vivono in uno stato di perenne agitazione e iperattività. Queste reazioni possono esitare in attacchi di panico.

Il trauma non ha parole

Le vittime di aggressioni o di incidenti anche a distanza di anni hanno difficoltà a parlare del trauma mentre il corpo rivive il terrore, la rabbia, l’impotenza e l’impulso all’attacco o alla fuga, sentimenti che sono impossibili da esprimere a parole.

Questi individui mostrano una grande difficoltà ad organizzare il vissuto traumatico in un racconto coerente, in una storia che abbia un inizio, una parte centrale e una fine.

La paura della paura

La persona si sente continuamente in pericolo dentro il proprio corpo e le sensazioni somatiche soverchianti vengono gestite con i meccanismi di difesa della negazione e della rimozione, funzionali ad attenuare il dolore ma che annebbiando la consapevolezza.

Tuttavia, più cerca di ignorare i segnali interni di pericolo più ne viene sovverchiata, e alla fine sviluppa la paura della paura.

L’attacco di panico è il risultato dell’escalation di uno stato di emergenza che coinvolge tutto il corpo, innescata dalla paura per le inspiegabili sensazioni corporee e che culmina nel terrore di essere sul punto di morire.

L’immobilizzazione

Quando siamo di fronte ad un pericolo o minaccia l’attivazione delle aree più antiche del cervello prende il sopravvento, il cervello superiore si spegne parzialmente e il corpo si prepara a correre, a nascondersi, a combattere. Tutte reazioni fisiologiche, adattive e funzionali.

Ma se ci sentiamo bloccati o intrappolati siamo nell’impossibilità di intraprendere azioni di difesa efficaci, cadiamo in uno stato di impotenza e ci immobilizziamo, come fanno gli animali che si immobilizzano per allontanare l’attenzione del predatore.

Ed è esattamente questo che avviene mentre si esperisce l’evento traumatico, che è tale proprio perchè la persona in quel momento non può attivare nessuna risorsa per sfuggire al pericolo o farvi fronte. L’immobilizzazione può sfociare nel collasso.

Queste reazioni vengono registrate nella memoria psicosomatica, tanto che gli schemi di risposta somatica di attacco-fuga-congelamento persistono anche quando il pericolo è svanito.

La persona diviene così vittima della sua stessa paura, ignora e distorce i messaggi provenienti dal corpo, finendo col perdere la capacità di valutare ciò che è veramente pericoloso e dannoso e ciò che è sicuro e nutriente.

Le persone in questo stato organizzano la loro intera vita attorno al trauma, di solito evitando qualsiasi situazione che può innescarne pensieri e ricordi relativi all’esperienza traumatica e cercano di desensibilizzarsi assumendo alcol e sostanze stupefacenti.

I sintomi dissociativi

L’individuo può arrivare a perdere il senso di sè e può sviluppare due sintomi dissociativi:

  • depersonalizzazione
  • derealizzazione.

Con la depersonalizzazione l’individuo si sente distaccato dai propri processi mentali o dal proprio corpo, come se fosse un osservatore esterno e, ad esempio, ha la sensazione di vivere in un sogno o ha la sensazione di irrealtà di se stesso o del proprio corpo o ha la percezione che il tempo scorra lentamente. La derealizzazione consiste, invece, in ricorrenti esperienze di irrealtà dell’ambiente circostante, vissuto come onirico, distante o distorto.

Il DSM-5 e il disturbo post traumatico da stress

Tutti i sintomi finora descritti soddisfano i criteri diagnostici che il DSM-5 individua nel Disturbo da Stress Post-Traumatico o PTSD (Post Traumatic Stress Disorder).

Il trauma sequestra la vita

L’attenzione degli individui affetti da PTSD è sequestrata dal senso della minaccia e nella loro mente non c’è spazio per il nutrimento, la cura e l’amore per sé e per gli altri. I legami più intimi sono minacciati insieme alla capacità di immaginare, pianificare, giocare apprendere e prestare attenzione ai bisogni degli altri. Il prezzo più alto è rappresentato dalla perdita della percezione di essere pienamente vivi nel presente.

Disturbo Post Traumatico da Stress ed EMDR

La metodica psicoterapica evidence-based maggiormente accreditata per la cura del Disturbo da Stress Post-Traumatico è l’EMDR che, intervenendo su più livelli – emotivo, cognitivo e somatico – aiuta la persona a rielaborare le esperienze traumatiche e a tramutarle in esperienze di apprendimento adattivo, così da lasciar andare il passato per vivere il presente e il futuro in maniera sana e creativa.

Fonti

Bessel Van der Kolk “Il corpo accusa il colpo”,  Raffaello Cortina Editore, 2017

Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM-5, Raffaello Cortina Editore, 2014

Psicologa psicoterapeuta a Bari, dott.ssa Mara Spizzico