Con il progredire degli studi sul funzionamento multisistemico dell’organismo in un’ottica PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia), assume sempre più rilievo l’ipotesi che il sistema immunitario sia coinvolto nell’insorgenza della psicopatologia.

La microglia
Il cervello è dotato di un proprio sistema immunitario chiamato microglia, che ha il compito di proteggerlo da agenti patogeni, da infezioni e, contribuendo alla riparazione tissutale, anche dal deterioramento.
Il sistema immunitario può svolgere la sua funzione ubiquitaria in virtù del rilascio di proteine messaggere chiamate citochine, che recapitano all’organo bersaglio informazioni sia pro-infiammatorie che anti-infiammatorie.
Nel cervello, le citochine della microglia non si limitano ad un ruolo di messaggere della difesa immunitaria, ma svolgono anche funzioni di regolazione dei livelli di glicemia e sollecitano la genesi di nuove cellule nervose.
Citochine anti-infiammatorie e benessere del cervello
La citochina anti-infiammatoria IL-4, per esempio, può stimolare nelle cellule gliali la secrezione di BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor), una proteina che promuove la neurogenesi e la plasticità sinaptica.
L’immunità cerebrale assume, quindi, anche un ruolo di stimolazione delle funzioni cognitive e partecipa ai processi di apprendimento e di consolidamento della memoria.
Le citochine anti-infiammatorie possono promuovere l’integrità neuronale e la resilienza, mentre quelle pro-infiammatorie possono assumere un ruolo nell’insorgenza e nel mantenimento della psicopatologia.
L’infiammazione del corpo e la neuroinfiammazione
Macrofagi, linfociti T e B e citochine circolanti a livello periferico (nel corpo) per via ematica, per via linfatica e attraverso il sistema nervoso autonomo mediante il nervo vago oltrepassano la barriera emato-encefalica (BEE) e vanno a sollecitare la microglia.
Le cellule della microglia, quando esposte a malattie e a stress cronico, mantengono profili di aumentata attività e producono un eccesso di molecole citotossiche e di citochine pro-infiammatorie.
L’innalzamento dei livelli di catecolamine, dovuti all’attivazione della risposta allo stress, aumenta nella microglia la produzione di citochine pro-infiammatorie che, se secrete in eccesso e a lungo, possono alterare il metabolismo dei neurotrasmettitori provocandone disfunzione.
L’infiammazione periferica può essere, dunque, trasmessa al cervello e causare neuroinfiammazione.
Stress cronico e depressione
Fattori di stress cronici come lo stress psicosociale, una dieta ricca di zuccheri e grassi, uno stile di vita sedentario, obesità, un intestino permeabile possono contribuire a determinare uno stato di infiammazione cronica ad opera delle citochine.
Un elevato livello di citochine pro-infiammatorie in circolo nel cervello può attivare in diverse tipologie di cellule nervose l’enzima IDO (Indoleamina-2,3-diossigenasi), che ha la funzione di catabolizzare il triptofano in chinurenina.
Il triptofano è l’aminoacido precursore della serotonina, che non può convertirsi in quest’ultima se viene convertito in chinurenina.
Un basso livello del neurotrasmettitore serotonina è ormai accertato essere causa di disturbo depressivo, pertanto l’enzima IDO può assumere un ruolo rilevante nell’eziopatogenesi del disturbo mentale più diffuso nel mondo occidentale.
Nel cervello la chinurenina può essere ulteriormente catabolizzata nell’acido chinolinico che, a sua volta, provoca un aumento di glutammato, causa di stress ossidativo.
Un aumento dell’attività dell’acido chinolinico riduce la produzione di fattori trofici, tra cui il BDNF, e può determinare eccitotossicità nel cervello. Un eccesso di acido chinolinico è, quindi, implicato in manifestazioni neurodegenerative.
L’infiammazione cronica e la psicopatologia
Sono numerosi i fattori ambientali e biologici che possono provocare uno stato di infiammazione cronica, tra cui lo stress, l’adiposità, l’assunzione sregolata di cibo, la composizione batterica del microbiota intestinale; e acquista sempre più credito l’ipotesi che l’infiammazione cronica assuma un ruolo determinante nell’insorgenza di diverse patologie fisiche, come malattie cardiovascolari, diabete e cancro ma anche di psicopatologia.
È stato dimostrato che l’infiammazione può contribuire allo sviluppo sia di disturbi mentali come psicosi, schizofrenia, disturbo bipolare, depressione, ansia e disturbo ossessivo compulsivo, che di patologie neurodegenerative come alzheimer e parkinson.
La neuroinfiammazione può, quindi, essere considerato un cofattore nell’insorgenza della patogenesi e nello sviluppo dei disturbo psichici.
Inoltre, memorie traumatiche possono determinare automatismi di risposta cronica allo stress, da cui può scaturire una condizione di infiammazione cronica.
EMDR e sistema immunitario
La buona notizia è che evidenze scientifiche rivelano i benefici delle psicoterapie focalizzate sul trauma, tra cui l’EMDR, nel favorire un ribilanciamento della funzione immunitaria.
La cura del trauma psichico unita all’attivazione di strategie efficaci per la gestione dello stress possono determinare un’inversione di rotta nella direzione della guarigione.
Fonti
Robert M Sapolsky Perché alle zebre non viene l’ulcera? Ed. Castelvecchi, Roma, 2014F. Bottaccioli, A.G.
Bottacioli Fondamenti di psiconeuroendocrinoimmunologia, ed RED, 2022
Ebrahim Haroon, Charles L. Raison, Andrew H. Miller Psychoneuroimmunology MeetsNeuropsychopharmacology: Translational Implications of the Impact of Inflammation on Behavior Neuropsychopharmacology. REVIEWS (2012) 37, 137–162 & 2012 American College of Neuropsychopharmacology.
Hudays et al. Eye Movement Desensitization and Reprocessing versus Cognitive Behavior Therapy for Treating Post-Traumatic Stress Disorder: A Systematic Review and Meta-Analysis. Int J Environ Res Public Health 2022