Sia durante lo sviluppo che in età adulta il cervello risponde alle esperienze vissute rimodellando i propri circuiti neurali, per consentire un adattamento ottimale alle diverse condizioni di vita, anche a quelle di natura stressogena.

Neuroplasticità cerebrale
La resilienza di un cervello sano è, dunque, favorita da processi di neuroplasticità che si attuano mediante la sostituzione neuronale, il rimodellamento dendritico e il turnover delle sinapsi e, in virtù di tale continuo riadattamento cerebrale, l’individuo riesce a proseguire nel suo percorso di crescita attraverso l’attivazione di risposte fisiologiche e comportamentali adeguate.
Cortisolo e glutammato nel cervello
In uno stato di stress cronico, dovuto a esperienze traumatiche reiterate, la fluidità cerebrale si riduce poichè alti livelli di cortisolo determinano un’eccessiva attivazione nel cervello del glutammato, un neurotrasmettitore eccitatorio che svolge un ruolo chiave nei cambiamenti strutturali e funzionali del cervello.
L’eccesso di attività glutammatergica, senza adeguata ricaptazione, provoca infiammazione cerebrale e può danneggiare la funzionalità neurale con una rilevante ricaduta nei processi di neuroplasticità, per cui il cervello diviene meno capace di adattamento funzionale e rischia anche di bloccarsi.
Tale squilibrio si ripercuote nei circuiti neurali della cognizione, dei processi decisionali, della regolazione dell’ansia e dell’umore.
Ippocampo, amigdala e corteccia prefrontale
Diverse evidenze scientifiche hanno rilevato che elevati livelli di cortisolo provocano una riduzione della funzionalità dell’ippocampo, la regione subcorticale coinvolta nella memoria episodica e spaziale e nella regolazione dell’umore. Al contempo, si verifica un innalzamento eccessivo dell’attività dell’amigdala, deputata all’elaborazione delle emozioni, e una riduzione della funzionalità della corteccia prefrontale, un’area cerebrale in grado di inibire l’eccessiva attivazione dell’amigdala.
Queste disfunzioni cerebrali portano al mantenimento di uno stato di ipervigilanza, ad una compromissione della memoria e a rigidità cognitiva.
Eustress e dopamina
In uno stato di eustress, dove lo stress è di breve durata, l’aumento moderato e transitorio del cortisolo determina un rilascio adeguato di dopamina, un neurotrasmettitore che favorisce lo stato di vigilanza, la concentrazione e la motivazione, per cui il cervello è stimolato, reattivo e funziona in modalità ottimale.
Le conseguenze dell’eccesso dell’ormone dello stress
Pertanto, gli stessi sistemi cerebrali che funzionano meglio nei momenti stressanti possono essere danneggiati dall’ormone dello stress se questo si mantiene cronicamente attivo, determinando un continuo stato di allerta con un alto dispendio energetico e un logoramento che si ripercuote gravemente sul piano comportamentale.
Le conseguenze negative di un’eccessiva attivazione del cortisolo si ripercuotono anche nella fisiologia sistemica del corpo come nel sistema metabolico, nel sistema cardiovascolare e nel sistema immunitario.
Fonti
- Robert M Sapolsky Perché alle zebre non viene l’ulcera? Ed. Castelvecchi, Roma, 2014
- Bruce S. McEwen Neurobiological and Systemic Effects of Chronic Stress, Laboratory of Neuroendocrinology, The Rockefeller University, New York, NY, USA, Published in final edited form as: Chronic Stress (Thousand Oaks). 2017